La cassetta condominiale della pubblicità

Da qualche tempo, forse addirittura un anno, nel mio condominio c’è una cassetta delle lettere specifica per la pubblicità. Poiché alcune persone erano scocciate di rispondere in continuazione al citofono per aprire ai vari «postini/spammer», è stato deciso di posizionare questa cassetta all’esterno.

Adesso, ogni volta che torno a casa e la trovo piena, ne prendo tutto il contenuto e lo inserisco direttamente nel contenitore della carta che si trova proprio sotto le cassette dell’androne. Sono anche abbastanza convinto che molti altri facciano così.

Ma che senso ha questa cosa? È vero che prima c’era la scocciatura di rispondere al citofono, ma adesso di certo nessuno legge queste pubblicità. E allora non si può fare in modo da non riceverla per nulla o far sì che la ricevano solo gli interessati?

Per non riceverla per nulla si deve essere tutti d’accordo (e non lo siamo) e inoltre l’unica via è quella di negare l’apertura del portone ai «postini/spammer». Ma questi, una volta ricevuto il rifiuto, bussano ad un altro campanello e disturbano più che normalmente. Tra l’altro è capitato spesso che questi «postini/spammer» suonassero direttamente a vari campanelli in contemporanea. Ci sono anche quei condomini che espongono targhe nelle quali dicono che la pubblicità in cassetta non è gradita. Ma figuriamoci se quelle targhette vengono lette.

Voi come fate?

Hai pregiudizi contro gli ex tossicodipendenti e chi ha avuto problemi giudiziari?

Oggi, durante la manifestazione torinese sul cioccolato, sono stato apostrofato così da un ragazzo. Gli dico di no e lui si presenta e cerca di vendermi un suo disegno, ma io sono distratto dal bimbo che, irrequieto, non sta fermo un attimo, e lo inseguo tra la folla scusandomi con il ragazzo.
Mentre mi allontano lo sento che dice qualcosa come «fai bene a raggiungerlo, magari passa uno zingaro e se lo porta via.»

Alla faccia di quello che cerca gente senza pregiudizi.

A volte siamo bravi genitori e riusciamo a misurare bene il pericolo e il divertimento. Altre volte non ci riusciamo, sia per nostra valutazione errata, sia per intoppi di percorso. Ecco un esempio di caduta con slittino nel quale il bimbo s’è un po’ spaventato (pur non essendosi fatto nessun male fisico) perché la discesa è terminata più bruscamente di quanto aveva ipotizzato il padre.
Immagine di persone sul bob tra la polvere di neve.

Kernel bug

Kernel 3.2.0 della Debian unstable. Oggi ci sono stati quattro kernel panic in serie. Forse sono legati al problema relativo all’ACPI per il quale è stato subito rilasciato un nuovo kernel stabile. Ma poiché ieri ci sono stati tre rilasci di kernel stabili nel giro di dodici ore forse è il caso di attendere qualche giorno prima di provare un aggiornamento image

Avere più pattern per la stessa servlet

A volte capita che si voglia mappare una servlet su più URL che non sono facilmente descrivibili con una sola espressione; difatti questa possibilità è stata prevista nella strutturazione del file web.xml.

Normalmente la mappatura avviene in questo modo:

<servlet-mapping>
<servlet-name>fred</servlet-name>
<url-pattern>/john</url-pattern>
</servlet-mapping>

che equivale a dire che se viene richiamato l’URL http://nomehost/context/john allora si deve richiamare la servlet fred.

Al posto di pattern costanti, si posso utilizzare delle espressioni, come ad esempio in:

<servlet-mapping>
<servlet-name>fred</servlet-name>
<url-pattern>*.jsp</url-pattern>
</servlet-mapping>

Nel caso che si voglia fare richiamare la stessa servlet su due diversi url, si deve fare in questo modo:

<servlet-mapping>
<servlet-name>fred</servlet-name>
<url-pattern>*.jsp</url-pattern>
</servlet-mapping>
<servlet-mapping>
<servlet-name>fred</servlet-name>
<url-pattern>/altrourl</url-pattern>
</servlet-mapping>

Almeno, questa è la sintassi che funziona con tomcat 5.5. Notare che la sintassi alternativa:

<servlet-mapping>
<servlet-name>fred</servlet-name>
<url-pattern>*.jsp</url-pattern>
<url-pattern>/altrourl</url-pattern>
</servlet-mapping>

viene accettata da tomcat, ma solo l’ultimo url-pattern viene utilizzato, il che è in genere è una brutta scoperta quanto il file web.xml non è stato scritto a mano, ma realizzato da uno strumento automatico come netbeans…

La specifica servlet 2.5 dice, al paragrafo SRV.19.0.3 intitolato «Multiple Occurrences of Servlet Mappings»:

Previous versions of the servlet schema allows only a single url-pattern or servlet name per servlet mapping. For servlets mapped to multiple URLs this results in needless repetition of whole mapping clauses.

il che vuol dire che in effetti il comportamento di tomcat5.5, che accetta più url-pattern all’interno dello stesso servlet-mapping, è sbagliato poiché tomcat 5.5 aderisce alla specifica 2.4 e non alla 2.5.

Ho aperto una segnalazione agli autori di tomcat. Vediamo come va.