(Articolo perennemente incompleto, che aggiorno di quando in quando.)
Sono stato a Copenaghen nel giugno 2017. La città è bella e ho avuto anche la fortuna di vederla in alcuni giorni di sole. La cosa che più mi ha colpito, al di là delle attrazioni turistiche, è la quantità di persone giovani che lavorano: non solo come camerieri, ma anche come bigliettai, come capitani delle imbarcazioni turistiche, negli hotel, alla guida degli autobus, all’aeroporto, giusto per elencarne alcuni.
Ho visto un matrimonio, di sfuggita, e gli sposi, come gli invitati, non raggiungevano i venticinque anni. Ho visto giovani coppie con passeggino, che in Italia sarebbero ancora all’università. Ho incontrato per strada, ma forse erano stranieri, poche persone sulla cinquantina, e solo uno sopra i settanta, in autobus.
La gente si muove molto in bici, spesso con delle bici che hanno un enorme cesto davanti per portare bimbi o merci. Ne ho viste con due bimbi davanti, e un terzo sul seggiolino posteriore. A volte con la pedalata assistita, altre volte no. A parte le bici col cesto, quasi tutte le altre hanno il solo freno anteriore, difatti sul manubrio c’è solo la leva di sinistra. A proposito delle bici danesi: ce ne sono veramente tante, ma se ne vedono raramente di eccezionali: sono più bici «da combattimento», nel senso che vanno usate e non semplicemente mostrate; e questo le differenzia molto da quelle italiane, dove più spesso la ricerca dell’accessorio particolare le rende anche (o principalmente) bici da guardare. Infine, i lucchetti sono spesso utilizzati per bloccare la ruota, ma non per fissare la bici al palo o al porta bici. È come se in Danimarca il lucchetto sia più on accessorio che qualcosa di veramente necessario.
L’architettura di Copenhagen è interessante, ma è moderna: non ci sono costruzioni interessanti di centianaia di anni, a parte la chiesa di Frederiks (Frederiks Kirke) che ne ha 300 e la cittadella fortificata (Kastellet) che ne ha 350. Ma ci sono parecchi progetti recenti che meritano almeno uno sguardo, come ad esempio il ponte ciclabile e pedonale Inderhavnsbroen che si apre scorrendo verso l’esterno del fiume, in orizzonale. Oppure tutto il grande complesso universitario (a partire da Søndre Campus) che prende gran parte della parte sud della città.
Per mangiare bene si deve spendere qualche soldo, inoltre se si sceglie un ristorante in base alle guide più o meno blasonate, è spesso necessario prenotare alcuni giorni prima. Nel mio caso, di una visita breve, non ho potuto farlo, ma ho comunque mangiato bene in ristoranti che le guide davano come seconda scelta.