Torino Map-Party: non mi è parso poi così legato all’«open data»

Sono stato al Torino map party organizzato da Piemonte Visual Contest (Consiglio Regionale del Piemonte, TOP-IX e CSI Piemonte) e dalla Fondazione Torino Musei nel giorno dell’«open data» (il 21 febbraio 2015).

L’evento aveva come scopo dichiarato quello di «mappare insieme alcuni percorsi storico-artistici torinesi» con le app Mapillary e Wheelmap. E in effetti così è stato: siamo stati brevemente edotti sul funzionamento delle app in questione e ci siamo dispersi per la città, a gruppi, secondo vari percorsi prestabiliti.

Mapillary è un servizio online di una azienda svedese che permette alle persone di pubblicare con licenza cc-by-sa foto georeferenziate. L’app permette di scattare foto a ripetizione e di inviarle al sito web, poi con il browser è necessario controllarle per sfocare le parti che possono generare problemi (almeno le targhe di auto e i visi delle persone). Una volta che le foto sono a posto, il sito cerca di collegarle alle altre foto del database per riproporre una visita della città (o, in generale, del luogo) visuale. Se le foto sono sufficienti allora sarà possibile visitare un percorso della città rimanendo al computer.
L’azienda Mapillary non lo fa gratis: anche se le foto sono distribuite con quella licenza e rimangono accessibili (si spera), i dati che vengono estrapolati non sono pubblici. Ad esempio l’azienda può cercare di recuperare dalle foto i cartelli stradali, rilevando i limiti di velocità o i civici delle abitazioni, per rivendere queste informazioni.
Da quanto ho capito, alcune informazioni prese dalla singola foto (dalla parte EXIF, non quelle estrapolate da Mapillary) sono passabili automaticamente a OpenStreetMap. L’incredibile collegamento richiede che l’utente inserisca nell’app sia le proprie credenziali di Mapillary, sia le proprie credenziali di OSM (che, a seconda da come viene implementata l’autenticazione, può voler dire che si consegnano le credenziali di OSM ad una azienda terza).

Wheelmap è invece interamente un servizio che sembra veramente pubblico: i dati sono quelli di openstreetmap e prevede la catalogazione dell’accessibilità per persone che si muovono con la sedia a rotelle, o comunque con limitata mobilità. L’idea che ovunque si vada, l’app mostra i PDI di OSM di un colore specifico: grigio per non catalogato, verde per completamente accessibile, giallo per parzialmente accessibile, rosso per non accessibile.

La cosa veramente triste di questo incontro è stata la motivazione che dovrebbe indurci al partecipare a questa raccolta di dati: più volte è stato disegnato google come grande antagonista che grazie ai soldi compra le aziende che hanno i dati e ci fa fantastiche applicazioni (google maps e street view) contro il quale noi piccoli impotenti possiamo fare qualcosa nonostante lo scontro sia titanico. E cosa possiamo fare? Chiaro: popolare i dati di Mapillary e Wheelmap.

Perché ritengo che questo approccio sia semplicemente penoso? Perché non è assolutamente vero che noi siamo dei poveri tapini che, messi assieme, possono fare qualcosa. No, non è vero per nulla. Siamo qui sotto l’egida della Regione Piemonte, e allora perché non chiedere: che cosa sta facendo la regione Piemonte in questo senso? Perché non rende completamente fruibili i propri dati, magari mettendoli proprio su OSM? E che ci vuole a organizzare delle squadre di persone che vadano in giro con il telefono tutto il giorno seguendo percorsi predefiniti per ottenere le foto che di certo mancano al catasto? Siamo un paese in recessione, abbiamo una percentuale elevata di disoccupati, sicuramente molti accetterebbero di fare questo lavoro ad un prezzo decoroso. Cara regione: fai una bella leggina che dice: tu che sei senza lavoro o in cassa integrazione, se vuoi uno stipendio minimo, devi in cambio svolgere dei lavori. E tra questi lavori ci metti pure quello di aggiornare le mappe e magari quello di aggiungere le foto. Ovviamente non lo puoi fare su Mapillary, visto che è privato, ma se ti metti d’accordo con altre regioni, e visto che possiedi quell’azienda informatica chiamata CSI Piemonte, perché non ti organizzi per realizzare un servizio decente, basato su software open source, che rilasci come software open source, e al quale permetti l’accesso partecipativo da parte di tutti i cittadini?

Beh, io una domanda così non l’avevo in mente, ma ne avevo in mente la prima parte e l’ho posta. Mi hanno risposto, dal «palco» sia un esponente del consiglio regionale, sia un secondo relatore. Il primo ha riferito che in effetti eventi come quello attuale sono la scintilla di quanto la pubblica amministrazione sta facendo (mi viene da ridere al solo pensiero che questa sia veramente la scintilla: persone che regalano dati ad una azienda straniera sarebbero la scintilla della liberazione dei dati della PA); il secondo ha fatto notare che più che nelle alte sfere i problemi sono alla base: i geometri che hanno questi dati sono molto gelosi e non li vogliono rendere «aperti» (e inoltre non li aggiornano neppure al computer: ricordano a memoria tutte le cose più evidenti senza dover ricorrere al computer, quindi perché dovrebbero perdere tempo ad aggiornare i dati?)

In tutto questo, ho avuto la fortuna di fare parte di un gruppetto che aveva persone molto preparate sulla storia della città, e sono stato molto contento di aver potuto vedere qualche angolo interessante del quale ero completamente all’oscuro, come il passaggio che arriva da piazza San Giovanni al Palazzo Reale, ma non quello che arriva al cortile davanti il Palazzo Reale, bensì quello ospita la caffetteria di Palazzo Reale.

A proposito, le mappe che segnano i luoghi da mappare, nonché i punti pubblici WiFi, sono sul sito di Palazzo Madama.

4 pensieri su “Torino Map-Party: non mi è parso poi così legato all’«open data»

  1. Fabio Malagnino

    caro giuseppe
    ti ringrazio per il post di profondo apprezzamento che hai pubblicato
    in particolare i miei colleghi che da ottobre lavorano costantemente sul progetto saranno stati sicuramente colti da moto d’emozione a leggere le parole “approccio penoso” “triste” e così via

    forse durante i vari discorsi ti sei distratto ripetutamente, capita. Allora magari provo a ripercorrere anche alcune cose che ho detto

    – la giornata ha provato a spiegare a numerose persone di età giovanissima cos’è la realtà OSM, di cui mai avevano sentito parlare, e cosa vuol dire mappare implementando informazioni. Ti sei perso che nel mese di novembre abbiamo già fatto una giornata intera di formazione su osm con tutti i materiali che puoi reperire qui
    http://www.piemontevisualcontest.eu/workshop-materiali/
    Il modo più semplice per un approccio super basico alla mappatura era – condividerai – usare delle app di semplice utilizzo fin dal primo giorno

    Per cui erano un piccolo esempio (esempio!) di cosa vuol dire mappare.

    quindi questa affermazione
    “La cosa veramente triste di questo incontro è stata la motivazione che dovrebbe indurci al partecipare a questa raccolta di dati: più volte è stato disegnato google come grande antagonista che grazie ai soldi compra le aziende che hanno i dati e ci fa fantastiche applicazioni (google maps e street view) contro il quale noi piccoli impotenti possiamo fare qualcosa nonostante lo scontro sia titanico. E cosa possiamo fare? Chiaro: popolare i dati di Mapillary e Wheelmap”
    è francamente risibile.
    Non è assolutamente nostro interesse andare in competizione con google. Come ci hai spiegato magistralmente sabato non è nostro compito andare contro le multinazionali

    – la “scintilla” di cui parli. Anche qui probabilmente ti sei distratto, o forse mi sono spiegato male io
    Io ho detto che il progetto in sé (e non la giornata) è stato una scintilla che ha cominciato a far muovere qualcosa in regione e, se ricordi, ho fatto tutto il ragionamento sulla popolazione di OSM e sulle mappe autoritative e su come stiamo immaginando, con la direzione competente, di sperimentare un percorso “autoritativo” anche su OSM
    Peccato, mi sembrava una bella cosa.

    Infine, raccolgo il tuo suggerimento sulla “leggina”, lo passo alla giunta. Se è così facile, credo che non ci sarà alcun problema ad approvare una legge così in tempi brevi.

    Ad adiuvandum, ti ricordo che il Piemonte è stata la prima regione italiana che si è dotata di un progetto Open Data che funziona (dati.piemonte.it), che recentemente ha rilasciato tutti i dati del Geoportale, e che ha scritto due “leggine” che si chiamano Wi-Fi libero (5/2011) e Open Data (24/2011) a cui hanno dato il loro contributo di estensori, tra gli altri, i prof Juan Carlos De Martin e Marco Ricolfi, e altri esperti il cui elenco sarebbe lungo da ricostruire qui. Potresti scoprire cose interessanti.

    Come è interessante – aggiungo – che grazie all’edizione dell’anno scorso di Piemonte Visual Contest è stato rilasciato in open data tutto il corpo normativo della regione dal 1970 a oggi che è servito a fare cose di questo tipo
    http://sinatra.cirsfid.unibo.it/lod/piemonte/

    Infine, la cosa su cui sono molto d’accordo: il tuo gruppo era bello. Come tutti gli altri, infatti le persone sono andate via entusiaste dell’esperienza.

    Ringraziandoti ancora per i suggerimenti, ti auguro buon lavoro

    1. eppesuig Autore articolo

      Grazie Fabio per avere ridimensionato la mia prima impressione negativa.

      Per prima cosa sottolineo, perché in effetti nell’articolo originario non l’avevo fatto abbastanza, che l’incontro di per sé è stato bello, piacevole e ben gestito. Ho apprezzato lo sforzo che è stato necessario per realizzarlo, così come apprezzo lo sforzo ancora maggiore e le competenze messe in gioco da chi sta gestendo tutto il progetto.
      Ribadisco, mi è piaciuto parteciparvi, così come mi piace partecipare ad altri eventi come, ad esempio, il linuxday: giornate nelle quali si presenta sotto vari aspetti un aspetto della tecnologia che ha a che fare con la vita moderna.

      A me non era affatto chiaro che lo scopo dell’evento fosse quello di fare avvicinare nuove persone alla realtà OSM. Ero convinto che operazioni come questa fossero fatte da associazioni di volontariato oppure «user group» legati a open street map o ad app come Mapillary.

      Ho guardato il materiale dell’incontro del 22/11, che era completamente diverso da quello al quale ho partecipato, più legato all’aspetto tecnico del funzionamento di OpenStretMap e alla possibilità di sviluppare applicazioni che ne facciano uso. Mi è parso sicuramente un bell’incontro e mi spiace averlo perso.

      Ho visto che hai commentato anche sulla «leggina» che ho ipotizzato. Ne ho scritto per fare vedere quanto potrebbe essere (o solo sembrare) semplice realizzare certe cose, ma sono perfettamente cosciente che — anche in questo caso — la realtà sia molto più complessa; tanto complessa da rendere forse impossibile quello che a prima vista potrebbe sembrare una soluzione semplice.

      Al di là di quanto spero aver chiarito sopra, la cosa che mi premeva di più scrivere, era ed è che secondo me questo tipo di eventi, compreso quello del 22/11, non dovrebbero essere gestiti dalla regione. Penso che la Regione, tramite i suoi organismi dovrebbe facilitarli, potrebbe parteciparvi come invitata; ma il livello di operatività della Regione dovrebbe essere più alto: a livello legislativo, con la realizzazione di strumenti per l’accesso ai dati, con azioni che spingano per una diffusione della conoscenza degli strumenti messi a disposizione dalla Regione, e altro ancora.

      Non vedo come la Regione debba essere *realizzatrice* di iniziative per diffondere al grande pubblico la conoscenza degli strumenti (le app in questione) per mappare il territorio. Perché il grande pubblico dovrebbe avere questa conoscenza? Qual è il ritorno che ne avrebbe la Regione? Per quanto ho visto, gli unici ad avere un guadagno da questa operazione, sono i fornitori, privati e stranieri, dei servizi legati alle app.

      Dal mio punto di vista la Regione deve svolgere attività che
      direttamente o indirettamente arricchiscano il sapere delle persone che vivono nella regione stessa. Oppure che facilitino loro la vita in un modo o nell’altro. O che realizzino servizi di pubblica utilità.

      Se la Regione ha realizzato un servizio di liberazione dei
      dati, quale quello fornito dal sito http://www.dati.piemonte.it/, e lo vuole pubblicizzare, allora faccia magari un bando o un concorso per l’app più bella che usa quei dati (come mi pare che è stato fatto), ma non si sminuisca a *organizzare* eventi come quello di sabato scorso.

  2. Merardo Gercatore

    > azienda privata tedesca
    svedese
    > con il browser è necessario controllarle per sfocare le parti
    solo nei casi in cui non lo fa l’algoritmo (come Street View)
    > Ad esempio l’azienda può cercare di recuperare dalle foto i cartelli stradali, rilevando i limiti di velocità o i civici delle abitazioni, per rivendere queste informazioni.
    E quindi? I soldi da qualche parte li dovrebbe fare no? Il punto è che come lo fanno loro lo puoi fare anche tu per inserirlo in OpenStreetMap (sei autorizzato esplicitamente a derivare informazioni per mappare su OSM)
    > sia le proprie credenziali di OSM
    NO
    > può voler dire che si consegnano le credenziali di OSM ad una azienda terza
    LOL nope

    1. eppesuig Autore articolo

      Rispondo ai vari punti:
      1. Ho controllato la nazionalità dell’azienda e mi ero evidentemente confuso quando ho scritto l’articolo: in effetti l’azienda è svedese e ha una sede negli USA, dove ha anche registrato anonimamente il proprio dominio. Tra un attimo correggerò il testo dell’articolo, grazie.
      2. Non ho assolutamente nulla contro le aziende che oltre a gestire i loro prodotti permettono anche la partecipazione del grande pubblico, ci mancherebbe.
      3. durante l’incontro sono abbastanza convinto di aver sentito dire che in effetti le modifiche venivano passate a OSM tramite le credenziali dell’utente che avrebbe dovuto inserirle entrambe.

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